mercoledì 13 novembre 2019

Ti incontrerei abbracciato al lampione inizio scalinata senza respiro ora buia,

saresti straniero come
ai tavolini di liquore la notte di neve
che ti ha sorriso, e

i tuoi occhi, colore dell'acqua, io

casa ovunque.

sabato 14 settembre 2019

Le luci erano silenziose, piccole
scintille nel giardino pallido.

Così perfetto solo
per essere dimenticato,
non una cartolina ci ritrae in un abbraccio,
non un profumo ci sigilla in parole fiorite.

mercoledì 28 agosto 2019

Penso sempre che per voi il tempo
sia rimasto fermo nell'attimo del crimine.
Di ogni vostro più splendidamente orrendo, crimine.
Perché siete mostri e io
non vi immagino invecchiare, vi conservo
intatti ciascuno nella sua terribile scena.
C'è ancora sangue, ferite secche irritano
una pelle troppo viva.

Voi, voi: mi deludete.
Non abbastanza cattivi per sfidare
un inevitabile scomparire di giorni.
Il solo mostro più mostruoso di voi.

E gli anni vi scoprono sconfitti,
volti diabolici deformati da anime crudeli.
Avete divorato voi stessi.



mercoledì 19 giugno 2019

Ti saluto pensando ad un addio,
perché il tempo è più crudele, se tengo a te.

Parlavamo di una sensazione.
-Come quella volta in cui ho indossato le calze di pois grigi.
Io lo sapevo, che stava andando tutto benissimo, ma quando le calze hanno avvolto le mie gambe ecco, lì ho sentito che sarebbe stata l'ultima volta.
L'ultima volta che le avrei messe, e l'ultima volta che sarei stata felice con te. -
Vi vedo intristirvi, e mi dispiace.
Perché voi mi capite, mi conoscete.

Questo è il momento, questo in cui guardi nell'obiettivo questo appena prima di scattare questo mentre speri nel futuro.
Poi finisce, finisce tutto.
A quel momento non regalo gioia, perché so solo cosa ci sarà dopo. Niente.
Una piccola interruzione, un disturbo impercettibile.
Segnali.


domenica 2 giugno 2019

Ti ho donato una storia, confezionata in una carta rosa liscia tra le dita.
Brillava un po'.
Tu osservavi avido, annuivi.
Hai nascosto il mio regalo in tasca guardandoti attorno colpevole, e hai detto di fretta, allungando un passo gigante, Grazie, non mi ricordo più come ti chiami.
Era sera nel cemento che assisteva alla rabbia, accanto a quel palazzo scuro che una volta, tanto tempo prima, mi aveva stretto la mano coraggioso.
Non lo sapevi, e che rumore, il tuo cadere dal piedistallo, ho perso qualche battito nello spavento.
I tuoi occhi confessavano quello sdegno schifato, Non ti ho mai detto di mettermi quassù.
Ti eri fatto male.
Ma quando ti ho visto davvero era tardi, rivelato spoglio malvagio della banalità di tutti.
Anche se scappi, ti vedo, e ti confesso che è orrendo.
Avrei preferito abbandonare il regalo su una piccola sedia, e non guardare, così.

giovedì 30 maggio 2019

Cara Coniglina,

Sono scappato. 
Sono stato arrogante, e non ti ho rivolto parola gentile, non un piccolo aiuto, non un cenno a quel consiglio che i tuoi occhioni mi imploravano. 
Sono stato crudele. 
Mi sono nascosto, e ho finto di non essere a un passo da te. Poi non ho più nemmeno finto, mi sono allontanato tra le persone senza mai mai mai voltarmi. 
Lo sapevo che eri lì. 
Ma sai a me di parlare con te non importa niente, e mi dai anche fastidio. 
Forse potevi non presentarti, così non avrei avuto l'obbligo di doverti evitare. 
Di tutta questa mia miseria, mi scuso. 
Mi scuso perché mi hai beccato. 

Con non affetto, saluti. 

Queste sarebbero le scuse che dovresti farmi, proprio così perché proprio così sei tu, belle e orrende parole che alle pagine hanno donato confessione.


venerdì 17 maggio 2019

Possibile che tu non riesca a scegliere parole che non siano banali?
Le tue pagine comunque sono te: sgomitate, sorrisi obbligati, e tanta, tantissima, a temporale quasi, falsità.
Quando la vuoi far pensare, la gente pensa.
Ma tu la costringi in corridoi di storielle senza valore, è questo davvero che ti fa felice, o sei complice di un mondo che non vuoi cambiare?
Io per cambiare ho una stanza e più di idee, sono così ovunque, e tu dici che non vende.
Che sì, tu vuoi vendere, non creare.
Avevi ragione quando ti definivi solo un povero calcolatore.
Non hai nessuna fantasia. E cosa salverebbe questa recita orrenda?
Quella bellezza che triste per te, non vedrai mai.

lunedì 29 aprile 2019

Un lungo addio,
dolce amore infantile mai sfiorato come

ti posso paragonare a solo
ferite male sangue tu

sei parole cullate in un amorevole sole ma

l'estate scompare nel buio e ricorda dolore, dimmi allora, avresti mai voluto
questo?

Un fiore di cui ti vergognavi, bevevi un sorso acido e sempre

morivi senza respiro, inutile,

il petalo di ogni rosa era perfetto e tu

ne restavi prigioniero, ignorato e deriso.
Sei diventato spina velenosa.

Un lungo addio così lungo che il tempo

non trova fine e adesso dormi, dimentica,

non vali la sofferenza di nessun cadere.

lunedì 4 marzo 2019

Non dorme il dispiacere nel cielo infuriato
di un compleanno.

Muore il ricordo nella disperazione di un addio, sangue pulsazioni sospiri,
addio.
Grazie, per ogni sogno regalato.





giovedì 31 gennaio 2019

Sai ti ho pensata. Mi domandavo chissà se questa ragazza sa come uscirne. 

Usavi queste parole per descrivermi, una sera tardi in un palazzo dal cortile nascosto.

Non ho mai avuto dubbi su di me.
Ne ho ancora tanti, troppi, su di te.

Uscirne alle volte è tristissimo, è un abbandono, e mi domando se tu sia mai entrato, se tu sia mai stato in quel mondo meraviglioso.
O se lo narri solo da fuori.

Io mi tuffo di testa, tu scappi senza salutare.
Ti diverti davvero?