giovedì 30 maggio 2019

Cara Coniglina,

Sono scappato. 
Sono stato arrogante, e non ti ho rivolto parola gentile, non un piccolo aiuto, non un cenno a quel consiglio che i tuoi occhioni mi imploravano. 
Sono stato crudele. 
Mi sono nascosto, e ho finto di non essere a un passo da te. Poi non ho più nemmeno finto, mi sono allontanato tra le persone senza mai mai mai voltarmi. 
Lo sapevo che eri lì. 
Ma sai a me di parlare con te non importa niente, e mi dai anche fastidio. 
Forse potevi non presentarti, così non avrei avuto l'obbligo di doverti evitare. 
Di tutta questa mia miseria, mi scuso. 
Mi scuso perché mi hai beccato. 

Con non affetto, saluti. 

Queste sarebbero le scuse che dovresti farmi, proprio così perché proprio così sei tu, belle e orrende parole che alle pagine hanno donato confessione.


venerdì 17 maggio 2019

Possibile che tu non riesca a scegliere parole che non siano banali?
Le tue pagine comunque sono te: sgomitate, sorrisi obbligati, e tanta, tantissima, a temporale quasi, falsità.
Quando la vuoi far pensare, la gente pensa.
Ma tu la costringi in corridoi di storielle senza valore, è questo davvero che ti fa felice, o sei complice di un mondo che non vuoi cambiare?
Io per cambiare ho una stanza e più di idee, sono così ovunque, e tu dici che non vende.
Che sì, tu vuoi vendere, non creare.
Avevi ragione quando ti definivi solo un povero calcolatore.
Non hai nessuna fantasia. E cosa salverebbe questa recita orrenda?
Quella bellezza che triste per te, non vedrai mai.