Ogni volta che eviti una risposta
qualcosa nel mondo appassisce.
Chiunque tu sia, se tu non esistessi forse
quei petali perfetti.
mercoledì 1 aprile 2020
martedì 14 gennaio 2020
mercoledì 13 novembre 2019
sabato 14 settembre 2019
mercoledì 28 agosto 2019
Penso sempre che per voi il tempo
sia rimasto fermo nell'attimo del crimine.
Di ogni vostro più splendidamente orrendo, crimine.
Perché siete mostri e io
non vi immagino invecchiare, vi conservo
intatti ciascuno nella sua terribile scena.
C'è ancora sangue, ferite secche irritano
una pelle troppo viva.
Voi, voi: mi deludete.
Non abbastanza cattivi per sfidare
un inevitabile scomparire di giorni.
Il solo mostro più mostruoso di voi.
E gli anni vi scoprono sconfitti,
volti diabolici deformati da anime crudeli.
Avete divorato voi stessi.
sia rimasto fermo nell'attimo del crimine.
Di ogni vostro più splendidamente orrendo, crimine.
Perché siete mostri e io
non vi immagino invecchiare, vi conservo
intatti ciascuno nella sua terribile scena.
C'è ancora sangue, ferite secche irritano
una pelle troppo viva.
Voi, voi: mi deludete.
Non abbastanza cattivi per sfidare
un inevitabile scomparire di giorni.
Il solo mostro più mostruoso di voi.
E gli anni vi scoprono sconfitti,
volti diabolici deformati da anime crudeli.
Avete divorato voi stessi.
mercoledì 19 giugno 2019
Ti saluto pensando ad un addio,
perché il tempo è più crudele, se tengo a te.
Parlavamo di una sensazione.
-Come quella volta in cui ho indossato le calze di pois grigi.
Io lo sapevo, che stava andando tutto benissimo, ma quando le calze hanno avvolto le mie gambe ecco, lì ho sentito che sarebbe stata l'ultima volta.
L'ultima volta che le avrei messe, e l'ultima volta che sarei stata felice con te. -
Vi vedo intristirvi, e mi dispiace.
Perché voi mi capite, mi conoscete.
Questo è il momento, questo in cui guardi nell'obiettivo questo appena prima di scattare questo mentre speri nel futuro.
Poi finisce, finisce tutto.
A quel momento non regalo gioia, perché so solo cosa ci sarà dopo. Niente.
Una piccola interruzione, un disturbo impercettibile.
Segnali.
perché il tempo è più crudele, se tengo a te.
Parlavamo di una sensazione.
-Come quella volta in cui ho indossato le calze di pois grigi.
Io lo sapevo, che stava andando tutto benissimo, ma quando le calze hanno avvolto le mie gambe ecco, lì ho sentito che sarebbe stata l'ultima volta.
L'ultima volta che le avrei messe, e l'ultima volta che sarei stata felice con te. -
Vi vedo intristirvi, e mi dispiace.
Perché voi mi capite, mi conoscete.
Questo è il momento, questo in cui guardi nell'obiettivo questo appena prima di scattare questo mentre speri nel futuro.
Poi finisce, finisce tutto.
A quel momento non regalo gioia, perché so solo cosa ci sarà dopo. Niente.
Una piccola interruzione, un disturbo impercettibile.
Segnali.
domenica 2 giugno 2019
Ti ho donato una storia, confezionata in una carta rosa liscia tra le dita.
Brillava un po'.
Tu osservavi avido, annuivi.
Hai nascosto il mio regalo in tasca guardandoti attorno colpevole, e hai detto di fretta, allungando un passo gigante, Grazie, non mi ricordo più come ti chiami.
Era sera nel cemento che assisteva alla rabbia, accanto a quel palazzo scuro che una volta, tanto tempo prima, mi aveva stretto la mano coraggioso.
Non lo sapevi, e che rumore, il tuo cadere dal piedistallo, ho perso qualche battito nello spavento.
I tuoi occhi confessavano quello sdegno schifato, Non ti ho mai detto di mettermi quassù.
Ti eri fatto male.
Ma quando ti ho visto davvero era tardi, rivelato spoglio malvagio della banalità di tutti.
Anche se scappi, ti vedo, e ti confesso che è orrendo.
Avrei preferito abbandonare il regalo su una piccola sedia, e non guardare, così.
Brillava un po'.
Tu osservavi avido, annuivi.
Hai nascosto il mio regalo in tasca guardandoti attorno colpevole, e hai detto di fretta, allungando un passo gigante, Grazie, non mi ricordo più come ti chiami.
Era sera nel cemento che assisteva alla rabbia, accanto a quel palazzo scuro che una volta, tanto tempo prima, mi aveva stretto la mano coraggioso.
Non lo sapevi, e che rumore, il tuo cadere dal piedistallo, ho perso qualche battito nello spavento.
I tuoi occhi confessavano quello sdegno schifato, Non ti ho mai detto di mettermi quassù.
Ti eri fatto male.
Ma quando ti ho visto davvero era tardi, rivelato spoglio malvagio della banalità di tutti.
Anche se scappi, ti vedo, e ti confesso che è orrendo.
Avrei preferito abbandonare il regalo su una piccola sedia, e non guardare, così.
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