mercoledì 21 gennaio 2015

un gatto a destra,
e uno a sinistra.
Così, circondata vigilata coccolata, e le pareti rosa, sempre.

Gattine bellissime che dormono sognano russano.
Splendido amore profumato.

Se il mondo potesse essere gatto.
Se tu, potessi essere gatto ma
gatto di quelli che
conoscono la strada, e tornano sempre.

Non c'è effetto se non
nell'eccesso.

Proprio non mi spiego perché continuino a mancarmi quei
sorrisi, mi mancano, quel nostro ridere sciocco, rumoroso,
guardandosi, ecco mi mancano forse le tue labbra o solo

era il girare della giostra, ad avermi abbagliato.
Il giorno della giostra, era quello il giorno
dei sorrisi.

Tutto si perde o non si perde nulla quando
mi fermo quando ci penso
sempre, un istante ecco,
quell'istante è la mancanza.
Assomiglia a un piccolo crampo.
Abbastanza terribile.

Ieri ti avrei detto: io resto convinta delle mie idee.
Oggi ti dico: io posso ascoltare.
Pur restando nelle mie idee vorrei avere la possibilità
di uscirne così tanto da farmi girare la testa.
Come nel giorno della giostra.
Magari capirei qualcosa,
ma piove, e non ti vedo,
e
tu, mi allontani
lontano
ovunque ma

lontano.

domenica 18 gennaio 2015

affezionati lettori
notturni,
si scrive solo
la notte,


non c'è solitudine, non c'è silenzio, non c'è
tregua,


mi avete sbranata abbastanza.
Mi rendo conto che sicuramente
avete gradito tutto quel meraviglioso colare
di cuore,


ma adesso non posso darvi più niente.
Tranne queste parole, parole che vorrei
comprese, oppure lette per quello che sono, loro
per come si pongono, solo,
bellissime: senza senso, senza critica.


Non posso farti cambiare idea non so
nemmeno ancora cosa e mai
saprò, cosa
sia mai
successo,


ma posso scrivere che state smettendo voi
il vostro potere su di me.
Forse è arrivato il momento in cui


adesso, che avete rotto l'incantesimo, lo avete rotto
anche per me.
Esistono tantissimi dettagli che mi legheranno a voi
sempre, perché ormai
siamo cresciuti, e tutto
è successo,


ma il fatto che non ve ne accorgiate forse
libera me dal dovere
di soffrirne.


Mi hai strappato il cuore, e credo anche tu
ci abbia giocato a palla, come solo
fosse una vendetta ma
ho sempre queste righe: nascoste, incontaminate.


Nessuna scusa avariata.
Mi dilungo ma


se hai avuto il coraggio di arrivare fino a questa riga, vedi
sei come me quando alzo la gamba,
dovresti fare ancora
di più.


Non darti pena di essere un ricordo, perché
mi spaventi però
posso aggiungere un cosa, che comunque,
non conoscerai, tu
non hai nessun potere su di me.
Il mondo ha scordato la grazia, ma tranquillo,
ci sono io a ricordarla: ti parlavo di un parco,
quel parco di scacchi ecco vedi
quel parco di scacchi per noi è stato invece assolutamente, da ricordare:
tu mi hai preso la mano, e gli scacchi, e nessuno,
e quel freddo, tu
tu mi hai preso la mano, perché
il parco era vuoto, quasi buio, ma io dovevo dovevo dovevo
vederlo,
mi hai fatto coraggio e
quando siamo entrati, appena dopo i cancelli,


quei qualche colori, e gli scacchi.
Quello è stato il nostro miglior momento perché
eravamo insieme, e me ho lo hai fatto sentire, senza riserve.


Che nessuno si senta chiamato in causa, sono solo storie narrate,
scrivo,
non puoi arrabbiarti anche per questo ma
dal momento che non sarai arrivato fino a qua ecco
la cosa
che mi manca di più di più di più e
di più, è
quel freddo ponte, di lacrime fredde, e fredde luci.


E anche questo, non lo hai notato.


Che non sia mai addio, ma arrivederci.
xx



sabato 17 gennaio 2015

ambiguo, crudele, bugiardo.

Tutti nascondono qualcosa.
Il problema nasce quando questi segreti
ledono anime innocenti,

ambiguo, crudele, bugiardo.

Non ti sei nemmeno dispiaciuto,
follia: non una piccolissima goccia di dolore,
hai versato.
Vuoto.
Nulla,

ambiguo, crudele, bugiardo.

Non credo a una sola parola di quello che dici.
Però sì, hai ragione: il pomeriggio
tra gli scacchi di quel parco
non meritava certo
ricordo.

che non mi si secchi mai il cuore,
che la menzogna mi stia lontana,
che non debba mai ferire nessuno.



mercoledì 14 gennaio 2015


gennaio è un mese di nulla.
Insomma, piuttosto, preferirei affermare che gennaio
è un mese di resa dei conti.


Smettere di pensare.
Smettere di agire compulsivamente.
Smettere di esigere cose che
nessuno mi rivelerà.


Il problema è che c'è stato un trauma e
che a distanza di stagioni mesi ore anni io
non riesco a superare.
I traumi irrisolti generano in me reazioni atroci, persino il procione
si trasforma in lupo squalo o
bestia atroce, solo interessata a questa orrendissima verità.


Ma dal momento che non esiste accesso alla verità,
mi accontenterò di fare la brava.
Di tacere.


Sei stato ingiusto, e non mi hai protetto.
Tutte quelle scene, erano così programmate, come se
conoscessi l'esatta posizione dei miei nervi, e come
farli esplodere, insieme. Tutti.
Comunque taccio, fine.


Mi domando solo se non volevi la felicità,o
se sono stata io, e in che modo, a sciupare la tua.
Lampade accese.

sabato 10 gennaio 2015

Era tutto uno scherzo, certo.

Tutto quanto.
Tu non ti sei mai sentito legato a me
e io non ho mai smesso di scrivere questo blog.

Il problema sta
che non ci ho capito niente.
Mentre tu sapevi, io ero attaccata al telefono cercando
chissà quale risposta, perché lo so, davvero:
più chiedo, meno ottengo.
Il passo successivo sarebbe solo

rendermi libera.
Ma non accade.

Perché la fuga, e -novità della stagione- l'autosabotaggio,
sono facili, comodi.
Sai cosa? Sarebbe andata benissimo.
Non ne sono certa ma
certissima, e
lo potrei firmare e sigillare: sarebbe andata benissimo.
Ma hai avuto paura.

E hai deriso me, sciocca, nel  mio solo timore di
scivolare.
Non voglio più parole, non servono.
Fai qualcosa.
Una lettera?
Non lo so.
Non perderti così, perché poi lo sai, che non ho perdono.

Adesso, è addio: domani si cancella tutto.
Mi chiedo  solo costante perchè
siamo così opposti, io qui e tu
che nemmeno riesci a lottare.

mercoledì 7 gennaio 2015

la dimenticanza, appunto.


Gennaio è sempre un mese un po' vuoto, e si deve ricominciare.
A fare cosa, io ancora non lo so, ma da domani sarò sommersa di richieste alle quali
nemmeno dirlo, non riesco a dare importanza.


Una volta ti ho portato in una piazza, dietro il centro, è una piazza nascosta e
c'è una panchina, proprio di fronte a  una finestra.
Una finestra sempre illuminata, sempre.
Ti dicevo che assomigliava a un quadro.


Vero, in questi lunghi anni anche voi
non avete dimenticato proprio, tutto.


Forse la dimenticanza ha una sua ragione.
Ma sarebbe impossibile.


Siamo d'accordo, rinuncio alla verità.
Ma incolpare me delle vostre paure è ingiusto e
delle scuse, o dei ringraziamenti, ne ho pieno ogni cassetto.


La mancanza potrebbe solo non esistere.
Potrebbe finire con un abbraccio, o finire a patti o almeno
chiarirsi.
Io non ho mai avuto seconde possibilità, e !orrore! ero io
la parte lesa.


Ma adesso gennaio è arrivato sonoro,
e come tocca a me dovere dire le cose, dovrebbe toccare a tutti.


Forse ci sarà una pausa, perché sto scrivendo solo cose tristi e devo resistere anche
al mio mostro affamato d'amore,
per un po', quindi


arrivederci. Forse.



martedì 6 gennaio 2015

Ho tolto i cuori appesi a ghirlanda, quelli rossi, e quelli rosa.
Ho tolto i nastrini verdini di decorazione.
Ho tolto una tenda.


Sto cercando un barocco
più leggero, non so se è
gravissimo, o purificante.
In entrambi i casi, significa togliere una parte di me e forse,
non mi dispiace.Meno ricordi.


Ma a cosa serve poi, il corpo sembra essere programmato per
autoconservarsi.
Così, nonostante il dolore che con cui tu possa colpirlo, lui
troverà un modo per ricordarti


che è vivo,
che sei vivo.


Potrebbe significare solo dimenticare,
altro dettaglio su cui non riesco a trovare tregua.
Mi vedo come un fantasma, senza più battiti, ecco mi sento
senza nessun
battito.


In un mondo non troppo distante le cose esistono,
scorrono succedono si incontrano e ogni tanto anche
bene. Anche bello.
Ma è un mondo in cui io non riesco a entrare.
Qualche volta lo osservo, e mi commuove penso
che quello era bene, e che doveva essere così.


Anche per me alle volte è stato bene, si, ma forse
non doveva andare altrettanto.


Nessun battito.