sabato 3 gennaio 2015

accidenti, dovevo saperlo, dovevo!

Non è mai qualcosa che si dice.
Non voglio guardarne
la misera conferma, così ovvia, io
non la voglio guardare, non voglio ma

c'era già qualcosa.
Qualcosa che non sapevo, qualcosa che non mi è stato detto.
Non è mai qualcosa che dico, sarebbe quasi
mortale, ma sempre qualcosa che invece
sembro io stessa trasformare come
qualcosa di importante.
Che non riguarda me, certo.
Come se dopo aver parlato con me qualcuno
si ricordasse del proprio passato e decidesse
qualcosa di bello.
Non includendo me, ma solo, forse, ringraziandomi.

Ogni volta mi ritrovo a incolparmi
della meschinità altrui.
Ogni volta ci credo, lasciandomi eternamente cullare
nel mio maledetto splendido ruolo di leprotto.

Vedi, tra l'odio e la dimenticanza adesso
decido per entrambi, ti odio e
dimenticami quando vuoi, come queste
stupide parole che
vorrei poterti lanciare contro colpendoti fino a farti male.

venerdì 2 gennaio 2015

l'infelicità non è una condizione.
Arriva solo a tratti, fortissima, e solo, ci cado dentro.
Arriva adesso, la notte, mentre ti guardo
appallottolata accanto a me, con il musino dolce, mia
gattina, arriva
anche quando ti fidi di me, quando ritiri le unghie
e riposi sulla mia mano.
Arriva perché è un carico immenso e atroce di emozioni sospese
che si sciolgono, insieme, in un dettaglio.
Piango quando ti vedo così dolce con me, e piango
quando mi calpesti il cuore.

L'infelicità è un doppio dolore perché nasce dal bene, e dal male.
E si lega graziosamente mano per mano solo
col dispiacere.

Tu cara amica, che me ne parlasti, sappi che sempre
sarai nel mio cuore, e che molte mie lacrime
avranno trovato spiegazione.
Non risoluzione, ma spiegazione.

Sappiamo che non esiste cura.
Sappiamo che bisognerebbe agire assolutamente in opposto
a come agisco io.
Ma tu mi conosci.

Pensavo fosse questa la mia possibilità.

Logorarsi nel primo giorno di un nuovo anno significa forse
liberarsi di ciò che è rimasto intrappolato nel vecchio?

Non lo so, ma mi mancate.
Nella vostra purezza, mi costruivate una bella strada sempre
fatta apposta per me.

Non lo so, ma mi mancate.
Io ero la vostra confidente io
sapevo tutto, e un giorno
mi avete messa in un angolino senza importanza.

L'infelicità non è una condizione, non è fissa, e può andarsene
come quel mio vento preferito.
Solo che non lo fa, perché osservo troppo.
Il mondo ha le dimensioni di una camera e io
ho paura, a uscirne.

mercoledì 31 dicembre 2014

ecco vedi, io spero solo
che tu non ti sia dimenticato di me.
Credo sia il mio più grande timore, dimenticare.
Domani è gennaio, domani.
Quindi torniamo indietro, pensami e

raggiungimi.

Mi troverai in via Volta, come
sempre,
vicina a qualche luce,
a guardare in su.

Mancanza.
Auguri.
xxx

domenica 28 dicembre 2014



tosse senza tregua, nessun segnale tecnologico, pareti rosa.

Sto scrivendo tantissimo e non riesco mai a dire
l'unica cosa che voglia davvero dire.
Sento ogni rumore tutti
il gattino che beve, l'auto in fondo alla via e persino
la pelle delle mie mani che si spezza di freddo.
Così sottili.

L'unica cosa che volevo davvero scrivere era
che non ti perdonerò mai.
Perché mi hai dato appuntamento nel giorno del dimenticherò e
mi hai svalutata.
Quindi, non ritornare, tranquillo, anche se tosse e lacrime
si mischiano ormai da giorni, non tornare:
non potrei perdonarti.
La tua debolezza ti ha reso quell'orrenda ombra cattiva che lascia
quando si ha paura.

sabato 27 dicembre 2014

volevo dire che

So che sono passati
abbastanza giorni.
Nessuna chiamata, nessuna riga, nemmeno un leprotto messaggero.
Nella serie di mancanze/errori ci aggiungo anche un non identificato colore di capelli
cupo all' incirca come un cuore arrabbiato. D'accordo, è così,
io odio resistere. Lo odio, davvero.

Vorrei avere il potere di farti perdere ogni cosa solo
per insegnartene il valore, anche della più stupida anche
dell'importanza di un cuscino, vorrei
che tutto ti sparisse un solo istante e vorrei

no.

Forse non vedresti nulla.
Non sentiresti la mancanza, di nulla.

Non credo nemmeno ci siano finestre, in te.

giovedì 25 dicembre 2014

avere paura

Lutetia, mia dolce anima compagna, io e te.


Ci sono posti sfortunati in cui non si dovrebbe nemmeno mai passare.
E uno è questo:

la maledetta  stazione della metropolitana in cui, mistero,
ci si dice sempre addio.
Si litiga, si urla, si piange.
Una stazione bellissima, comunque.

Forse, avrei potuto essere serena, questa volta, a dispetto dei criticoni
che mi creano pessimista, ecco
ci avevo creduto.
Scioccamente, con queste orecchie leprotte belle alzate, e queste zampette fiere,
ci avevo creduto.
Si.

La natura umana sembra essere fatta per soffrire.
Non c'è un albero di natale, qui, ma posso immaginarlo.
Non ci sono lucine.
Posso immaginarle.

Di concetto, tutto viene fatto in modo
di essere fatto male, forse
per potersene lamentare.
Ma quando accade qualcosa di bello, davvero si, di bello,
e accade davvero improvviso e vero e e e e,
perché fare comunque andare male anche una cosa così immensa, così pura?

il troppo non è gestibile,
il dubbio è angosciante,
la soluzione: la fuga.

Sono tristissima, perché avevo così fiducia.
Sono tristissima perché già avevi deciso come manovrarmi per farmi arrivare qui:

in questo esatto punto dove siamo adesso, alla fermata della metro,
appena prima che sia tu, a farti male.

Una parte di me sente la tua mancanza in ogni vena come
un'astinenza,
una parte di me vorrebbe non rivederti mai più  perché
sei stato meschino.

Natale orrore, al solito.
Tornare, partire, piangere, traslocare.
xxx