A Capodanno usciamo, appena dopo mezzanotte appuntamento in fondo alla via, nelle strade il buio è stravolto da fumose nebbie rosa, assordanti, spaventose. Tu sorridi, occhi chiari, attraversiamo la città nel nulla. Sei appena tornato da Londra, e guidi da voltastomaco. Capitiamo in un salottino intimo e dolce, gin ghiacciati, jeans strappati. E tutte le tue storie divertenti.
A Capodanno sono a casa tua, un minuscolo appartamento che pare fatto solo di una finestra, piccola e sproporzionata, di quelle che se guardi giù ti sembra di cadere. Telefono a P., lei vive a Firenze ed è sempre bellissima. Nevica e nella neve andiamo al lago, tutta la città di traffico, umido, buio. Non c'è niente di divertente.
A Capodanno non ti conosco. La strada è desolata, e non mi importa. I rumori mi spezzano il respiro, ma tu, che non mi conosci, non puoi sentirlo. Sicuramente ha qualcosa di divertente, di orrendo, e divertente.
Vi auguro molti battiti di cuore, molti sbattere di ciglia, e qualche parola dolce da gustare come squisite caramelle.