...perdonatemi adesso, se sembrerò cupa.
Negli ultimi giorni ho visto cose bellissime e ho sentito cose tristissime.
Andiamo sul banale, facile, prima che mi si incolpi anche
del mio essere troppo criptica.
Non posso credere che esista un amore così.
E non perché creda nel bello bene brutto,
ma perché è ingiusto.
Forse è vero, che il mondo va così, ma io continuo a sperare
che possa andare anche
da un'altra parte.
Verso una dimensione di parola, di comunicazione o almeno
verso quel piccolo piccolo accenno di
rispetto.
L'amore deve andare in un certo modo.
Perché non mi rassegno sulla sua tranquilla contaminazione
senza nessuna morale.
Io vivo in un romanzo, lo so.
Ma nemmeno nei romanzi, è perfetto quindi
non mi sento paladina di grandi dichiarazioni, che
per intenderci, forse, non verranno più urlate, ma
mi sento paladina continuo a sentirmi paladina
di una striscia leggera di purezza.
Sarebbe facile, e non lo è mai.
Anni di incontri sbagliati parole sbagliate comportamenti
sbagliati, producono traumi che riscontro insopportabili.
E a guardare tutto questo, mi sento fortunata.
Il palazzo era vecchio e di cortili adornato, verde e bianco come fiori e marmo,
e sola, tra sale e rimbalzi di suoni lontani, appariva una meraviglia che non incrociavo da tempo.
......perdonatemi adesso, se sembrerò cupa,
ogni addio per me resta intenso come un lutto,
addio è una fine, sempre.
Ma bisogna aspettare. Cosa?
Date giorni orari e scadenze: lo dico sempre, subito, io
odio aspettare.
Aspettare mi ricorda uno sfiorire lenta nella dimenticanza.
Ho paura, di rimettermi in gioco.
Ho paura da piangere, e tremo, ma lo devo fare.
Perché crescere significa questo.
E anche avere carattere, deve significare questo.
Se tu prendessi sul serio le mie vere parole, mi daresti ragione.
baci baci, forse piove, buio fa.
martedì 5 maggio 2015
domenica 3 maggio 2015
ecco, c'era la luna ma
non si vedeva,
un parco immenso, e scalinate di fatica che ricordo con dolore, e immensa gioia.
E zanzare, si, anche.
Ma bello.
Non c'era luna no, ma qualcosa di così simile e affascinante che
ho desiderato io stessa essere
luna, pallida, di espressioni, dolce e cattiva.
Ho collezionato musei e critiche, e non mi è piaciuto.
Ennesima volta in cui il mio valore viene sprecato causa
causa
causa
non lo so.
So che l'erba era umida e le luci il passato, ancora, ed è
stato bellissimo, ma
non mi piace, come mi tratti, e contro ogni impulso che cerco di frenare
tu, nemmeno tu
riesci a capirmi.
Quello che scrivo è indivisibile da me.
Solo che a voi sembra piacere più leggermi, che
vedermi.
Perché tra le righe, forse, sono gestibile.
Di persona, forse, no.
Torniamo al concetto di amore lontano, non ottenuto, sciupato.
Un bel luogo solo
per compiangersi.
Non mi avete capita, e ne sono delusa.
Non eravate in quel parco, a guardare quella strana luna
che luna non era proprio
come me.
E le note sono dolci, nel rumore, perché sono ancora
ricordi,
ricordi che non ti interessano,
forse avevi ragione, noi
non c'entriamo niente,
io non posso farmi carico ogni volta
di essere l'eterno giullare con l'obbligo di
divertire e fare ridere tutto io
non voglio essere sempre l'animatrice della festa e io vorrei
sedermi e ascoltare.
Ma diventerei cupa, e anche questo, non lo gradiresti.
Non esiste solitudine tra disegni e incubi,
solo domande che non avranno risposta, tra troppi drammi, troppe stranezze che adesso
cominciano a stancare anche me, io
il giullare.
Cosa succede se si stanca anche
il giullare?
Non mi hai raggiunta nel campo, e nemmeno al museo,
latitante desiderio di
nulla,
resta nel tuo oblio io
non ho più potere.
non si vedeva,
un parco immenso, e scalinate di fatica che ricordo con dolore, e immensa gioia.
E zanzare, si, anche.
Ma bello.
Non c'era luna no, ma qualcosa di così simile e affascinante che
ho desiderato io stessa essere
luna, pallida, di espressioni, dolce e cattiva.
Ho collezionato musei e critiche, e non mi è piaciuto.
Ennesima volta in cui il mio valore viene sprecato causa
causa
causa
non lo so.
So che l'erba era umida e le luci il passato, ancora, ed è
stato bellissimo, ma
non mi piace, come mi tratti, e contro ogni impulso che cerco di frenare
tu, nemmeno tu
riesci a capirmi.
Quello che scrivo è indivisibile da me.
Solo che a voi sembra piacere più leggermi, che
vedermi.
Perché tra le righe, forse, sono gestibile.
Di persona, forse, no.
Torniamo al concetto di amore lontano, non ottenuto, sciupato.
Un bel luogo solo
per compiangersi.
Non mi avete capita, e ne sono delusa.
Non eravate in quel parco, a guardare quella strana luna
che luna non era proprio
come me.
E le note sono dolci, nel rumore, perché sono ancora
ricordi,
ricordi che non ti interessano,
forse avevi ragione, noi
non c'entriamo niente,
io non posso farmi carico ogni volta
di essere l'eterno giullare con l'obbligo di
divertire e fare ridere tutto io
non voglio essere sempre l'animatrice della festa e io vorrei
sedermi e ascoltare.
Ma diventerei cupa, e anche questo, non lo gradiresti.
Non esiste solitudine tra disegni e incubi,
solo domande che non avranno risposta, tra troppi drammi, troppe stranezze che adesso
cominciano a stancare anche me, io
il giullare.
Cosa succede se si stanca anche
il giullare?
Non mi hai raggiunta nel campo, e nemmeno al museo,
latitante desiderio di
nulla,
resta nel tuo oblio io
non ho più potere.
mercoledì 29 aprile 2015
...fino a tardi, ho aspettato.
Pioveva, forse
un po'.
Non ho notato tracce.
Quando decidi, se qualcosa ti piace?
Ci vuole sempre un secondo, un terzo, e forse dieci cento
giri di giostra, prima
di sapere se davvero, la giostra,
ti piace?
Ignorare scappare e mentire sono qualità eccelse
per gli altri.
A me non appartengono, bello, o
purtroppo.
Io devo sempre tirarmi fuori.
Devo sempre resistere, e se richiesto, combattere.
Vorrei che queste righe non venissero usate contro di me, ma come
un piccolo regalo,
come un appiglio, un suggerimento,
se tocca a me, forse potrebbe riuscire anche
a voi.
Non scrivo un diario personale, privato, infatti
è pubblico.
Le parole sono solo l'inizio,
sono le storie che dentro ad esse si creano, a donare la narrazione.
mercoledì 15 aprile 2015
..abbiamo parlato del passato, su quella panchina.
Non è una panchina bellissima, ma una panchina a cui sono affezionata.
Abbiamo parlato del passato e mi sono accorta che
per qualche rara coincidenza perchè
il posto il luogo il momento, giusti perfetti si, ecco
è stata una fortuna.
Ho visto capolavori, parole bellissime urlate durissime,
erano
gli ultimi anni.
Tu, per poco, ti sei invece perso tutto.
Ancora una volta sono capitata in una magia
che stava morendo,vantando solo
il suo finale brillio.
E io, ero lì,
ho visto tutto
ho avuto tutto
ho amato tutto, quindi
non parlarmi di cose che non conosci tu
non parlarmi di casa mia, non ci sei
mai stato.
Sono stata privilegiata, e non me ne dispiace.
Quello che mi dispiace, invece, è questo sottofondo verso voi.
Sono consapevole che
dovevate andare, che
dovevate continuare, ma
non riesco a non provare una sensazione di abbandono
che continua a ferirmi.
Lo so, lo so, che è stata colpa mia sono stata io
a decidere di restare a guardare, ma non riesco a non pensare
che ve ne siete andati, che eravate con me, a guardare, poi
si viete alzati, e ve ne siete andati.
Mi avete lasciata.
E io sono rimasta intrappolata nell'ammirare, senza
distogliere lo sguardo, catturata.
Questa eterna fissazione di stile, che mi costringe sola
in una spirale orrenda dove tutto si rivolge solo
ad una illusoria bellezza, penalizzando anche
qualsiasi contenuto.
Non esisteva nulla, allora, cioè tutto,
e nulla.
Non esistevano nemmeno
i tuoi occhi azzurri.
mercoledì 8 aprile 2015
Notare l'attrito che si crea quando non piaci a qualcuno, è tristissimo e lo so,
ma così, non mi era successo.
Incomprensibile, e grottesco, il salutarsi e mi dispiace perchè
avevi pantaloni che cadevano perfetti, a loro agio.
Potevi anche piacermi.
Mi sembra solo assurdo, quindi:
il tuo equilibrio, mannaggia, non si sbilancia mai,
certo, che ci sono crepe deliziose, ma non potrei mai far leva su loro sarebbe
meschino.
Sarebbe da te.
Così, anche stavolta, tutto finto: le parole, i sorrisi persino
il lavoro, finto come una bellissima bolla colorata in trasparenza che ancora una volta
non conteneva me.
Avevo bellissime carte, e anche i sensi, erano perfetti, tornerà, l'Inghilterra e la difesa poi
la fiducia, il valore e la paura e
l'eterno costante duello invincibile tra
la mia aggressività
e tutti coloro che la temono spaventati, scappando.
Ancora non hai accettato nemmeno di vedermi, ancora,
lasciandomi nello scontato del mio essere preziosa e soprattutto, lontana,
così lontanamente facile, forse, da gestire.
Nello scontato, sarei indispensabile, ma
senza nessuna garanzia.
Non un anello, non un contratto, la sola garanzia
a cui possiamo ambire è quella
di essere fedeli verso noi stessi.
Ma non ti sono piaciuta,
e dai recenti trascorsi, sembra esserci qualcosa in me che mette a disagio,
e il disagio diventa panico, uguale: niente di risolto.
Mi dispiace, per tutto, e
perdonatemi, ma abbiate coraggio,
comunque, sempre.
sabato 21 marzo 2015
...ti ho chiesto scusa.
Mi sono spiegata, ho anche
cercato di capire.
Ho cercato si smettere con questo
vizio del giudicare, e ho fatto davvero
troppo, per cercare solo di capire.
Sono ancora convinta ci siano spiegazioni
probabilmente impossibili, ma sono passati mesi e
evidentemente non ho più diritti, nemmeno di
domandare.
Penso ancora sia stato uno spreco, e mi fai arrabbiare.
Ma la verità è che non mi conosci.
E leggere queste parole non ti aiuterà, perché
sei troppo arrogante, o forse troppo insicuro e
non hai mai saputo distinguere
la narrazione, la finzione, il romanzo, il racconto, nemmeno
la notte, conoscevi, non un quartiere di strade, non una luce.
Ricordo bene invece
quelle vie minuscole arrotondate su finestre, quelle
strette porte, e ogni lampione.
Vedi, è che io sono lampione.
Vedi, è che io sono come il cambiare della luce.
Tu questo non volevi accettarlo.
Sicuramente, ti piaceva, ma non lo accettavi.
A testa altissima e con lunghissimo collo accuso
questa tua triste ripicca, ma ti faccio un appunto:
in quelle strade, il tuo personaggio si sarebbe
dissolto.
Tu eri fatto per una realtà bella, ma non mia.
E anche se trovavi graziosa questa mia strana mania di battere le mani,
dentro una mia favola, saresti stato rovinato probabilmente
da una tazzina.
Perché ci sono oggetti che non che capisci, parole
che ti sfuggono, e la tua anima, non so
quanto sia intensa.
Forse sapevi anche questo.
Saresti stato sicuramente schiacciato da
un mio qualsiasi dettaglio.
Orrore, per quel tuo eccessivo orgoglio.
Non mi conosci.
Se mi conoscessi, se
conoscessi le mie favole, faresti qualsiasi cosa
per potere essere solo
anche un solo qualche fiore esposto di contorno
all'apertura del racconto.
martedì 17 marzo 2015
Si scrive solo la notte, ancora.
Forse, non era pronto.
Forse, era il fiato sul collo.
Sono insistente, si.
Non esisto nel presente io
devo creare situazioni presenti, si, ma
surreali, dove poi restare a galleggiare
stupendamente attonita.
Sono insistente, si.
Adesso c'è un mondo strano di cuoricini e cosucce
divertenti, ma
senza nessuno spazio, non c'è dialogo, non apertura, non
costruzione.
A cosa serve poi, continuare a insistere.
Dalle tue risposte, non si capisce se tu soffra
di disturbi seri o solo
se mi odi senza nessuna riserva,
alle volte, capita.
Si fugge solo dalle paure,
o si fugge solo dalle cose belle?
Perchè anche le cose belle
potrebbero diventare paure.
Già cantano gli uccellini, in una notte
senza luce, di pioggia.
Umido come un cuore dimenticato
che se ne resta ancora, senza ritegno o dignità, a pensare
ragionare dedurre calcolare e
senza risposte.
Ieri ho compreso che non ricordo più
il tuo amarmi.
Ricordo tutto, ma non più le sensazioni.
Così tanto, tempo sciupato.
La tua via, mi spaventa.
Mi spaventa questo futuro tecnologico di nulla,
mi spaventa non riuscire a dormire e dovermi sempre sentire
quella che vorrebbe punirti.
Lana coperta lacrime.
Forse, non era pronto.
Forse, era il fiato sul collo.
Sono insistente, si.
Non esisto nel presente io
devo creare situazioni presenti, si, ma
surreali, dove poi restare a galleggiare
stupendamente attonita.
Sono insistente, si.
Adesso c'è un mondo strano di cuoricini e cosucce
divertenti, ma
senza nessuno spazio, non c'è dialogo, non apertura, non
costruzione.
A cosa serve poi, continuare a insistere.
Dalle tue risposte, non si capisce se tu soffra
di disturbi seri o solo
se mi odi senza nessuna riserva,
alle volte, capita.
Si fugge solo dalle paure,
o si fugge solo dalle cose belle?
Perchè anche le cose belle
potrebbero diventare paure.
Già cantano gli uccellini, in una notte
senza luce, di pioggia.
Umido come un cuore dimenticato
che se ne resta ancora, senza ritegno o dignità, a pensare
ragionare dedurre calcolare e
senza risposte.
Ieri ho compreso che non ricordo più
il tuo amarmi.
Ricordo tutto, ma non più le sensazioni.
Così tanto, tempo sciupato.
La tua via, mi spaventa.
Mi spaventa questo futuro tecnologico di nulla,
mi spaventa non riuscire a dormire e dovermi sempre sentire
quella che vorrebbe punirti.
Lana coperta lacrime.
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