mercoledì 14 gennaio 2015
gennaio è un mese di nulla.
Insomma, piuttosto, preferirei affermare che gennaio
è un mese di resa dei conti.
Smettere di pensare.
Smettere di agire compulsivamente.
Smettere di esigere cose che
nessuno mi rivelerà.
Il problema è che c'è stato un trauma e
che a distanza di stagioni mesi ore anni io
non riesco a superare.
I traumi irrisolti generano in me reazioni atroci, persino il procione
si trasforma in lupo squalo o
bestia atroce, solo interessata a questa orrendissima verità.
Ma dal momento che non esiste accesso alla verità,
mi accontenterò di fare la brava.
Di tacere.
Sei stato ingiusto, e non mi hai protetto.
Tutte quelle scene, erano così programmate, come se
conoscessi l'esatta posizione dei miei nervi, e come
farli esplodere, insieme. Tutti.
Comunque taccio, fine.
Mi domando solo se non volevi la felicità,o
se sono stata io, e in che modo, a sciupare la tua.
Lampade accese.
sabato 10 gennaio 2015
Era tutto uno scherzo, certo.
Tutto quanto.
Tu non ti sei mai sentito legato a me
e io non ho mai smesso di scrivere questo blog.
Il problema sta
che non ci ho capito niente.
Mentre tu sapevi, io ero attaccata al telefono cercando
chissà quale risposta, perché lo so, davvero:
più chiedo, meno ottengo.
Il passo successivo sarebbe solo
rendermi libera.
Ma non accade.
Perché la fuga, e -novità della stagione- l'autosabotaggio,
sono facili, comodi.
Sai cosa? Sarebbe andata benissimo.
Non ne sono certa ma
certissima, e
lo potrei firmare e sigillare: sarebbe andata benissimo.
Ma hai avuto paura.
E hai deriso me, sciocca, nel mio solo timore di
scivolare.
Non voglio più parole, non servono.
Fai qualcosa.
Una lettera?
Non lo so.
Non perderti così, perché poi lo sai, che non ho perdono.
Adesso, è addio: domani si cancella tutto.
Mi chiedo solo costante perchè
siamo così opposti, io qui e tu
che nemmeno riesci a lottare.
Tutto quanto.
Tu non ti sei mai sentito legato a me
e io non ho mai smesso di scrivere questo blog.
Il problema sta
che non ci ho capito niente.
Mentre tu sapevi, io ero attaccata al telefono cercando
chissà quale risposta, perché lo so, davvero:
più chiedo, meno ottengo.
Il passo successivo sarebbe solo
rendermi libera.
Ma non accade.
Perché la fuga, e -novità della stagione- l'autosabotaggio,
sono facili, comodi.
Sai cosa? Sarebbe andata benissimo.
Non ne sono certa ma
certissima, e
lo potrei firmare e sigillare: sarebbe andata benissimo.
Ma hai avuto paura.
E hai deriso me, sciocca, nel mio solo timore di
scivolare.
Non voglio più parole, non servono.
Fai qualcosa.
Una lettera?
Non lo so.
Non perderti così, perché poi lo sai, che non ho perdono.
Adesso, è addio: domani si cancella tutto.
Mi chiedo solo costante perchè
siamo così opposti, io qui e tu
che nemmeno riesci a lottare.
mercoledì 7 gennaio 2015
la dimenticanza, appunto.
Gennaio è sempre un mese un po' vuoto, e si deve ricominciare.
A fare cosa, io ancora non lo so, ma da domani sarò sommersa di richieste alle quali
nemmeno dirlo, non riesco a dare importanza.
Una volta ti ho portato in una piazza, dietro il centro, è una piazza nascosta e
c'è una panchina, proprio di fronte a una finestra.
Una finestra sempre illuminata, sempre.
Ti dicevo che assomigliava a un quadro.
Vero, in questi lunghi anni anche voi
non avete dimenticato proprio, tutto.
Forse la dimenticanza ha una sua ragione.
Ma sarebbe impossibile.
Siamo d'accordo, rinuncio alla verità.
Ma incolpare me delle vostre paure è ingiusto e
delle scuse, o dei ringraziamenti, ne ho pieno ogni cassetto.
La mancanza potrebbe solo non esistere.
Potrebbe finire con un abbraccio, o finire a patti o almeno
chiarirsi.
Io non ho mai avuto seconde possibilità, e !orrore! ero io
la parte lesa.
Ma adesso gennaio è arrivato sonoro,
e come tocca a me dovere dire le cose, dovrebbe toccare a tutti.
Forse ci sarà una pausa, perché sto scrivendo solo cose tristi e devo resistere anche
al mio mostro affamato d'amore,
per un po', quindi
arrivederci. Forse.
Gennaio è sempre un mese un po' vuoto, e si deve ricominciare.
A fare cosa, io ancora non lo so, ma da domani sarò sommersa di richieste alle quali
nemmeno dirlo, non riesco a dare importanza.
Una volta ti ho portato in una piazza, dietro il centro, è una piazza nascosta e
c'è una panchina, proprio di fronte a una finestra.
Una finestra sempre illuminata, sempre.
Ti dicevo che assomigliava a un quadro.
Vero, in questi lunghi anni anche voi
non avete dimenticato proprio, tutto.
Forse la dimenticanza ha una sua ragione.
Ma sarebbe impossibile.
Siamo d'accordo, rinuncio alla verità.
Ma incolpare me delle vostre paure è ingiusto e
delle scuse, o dei ringraziamenti, ne ho pieno ogni cassetto.
La mancanza potrebbe solo non esistere.
Potrebbe finire con un abbraccio, o finire a patti o almeno
chiarirsi.
Io non ho mai avuto seconde possibilità, e !orrore! ero io
la parte lesa.
Ma adesso gennaio è arrivato sonoro,
e come tocca a me dovere dire le cose, dovrebbe toccare a tutti.
Forse ci sarà una pausa, perché sto scrivendo solo cose tristi e devo resistere anche
al mio mostro affamato d'amore,
per un po', quindi
arrivederci. Forse.
martedì 6 gennaio 2015
Ho tolto i cuori appesi a ghirlanda, quelli rossi, e quelli rosa.
Ho tolto i nastrini verdini di decorazione.
Ho tolto una tenda.
Sto cercando un barocco
più leggero, non so se è
gravissimo, o purificante.
In entrambi i casi, significa togliere una parte di me e forse,
non mi dispiace.Meno ricordi.
Ma a cosa serve poi, il corpo sembra essere programmato per
autoconservarsi.
Così, nonostante il dolore che con cui tu possa colpirlo, lui
troverà un modo per ricordarti
che è vivo,
che sei vivo.
Potrebbe significare solo dimenticare,
altro dettaglio su cui non riesco a trovare tregua.
Mi vedo come un fantasma, senza più battiti, ecco mi sento
senza nessun
battito.
In un mondo non troppo distante le cose esistono,
scorrono succedono si incontrano e ogni tanto anche
bene. Anche bello.
Ma è un mondo in cui io non riesco a entrare.
Qualche volta lo osservo, e mi commuove penso
che quello era bene, e che doveva essere così.
Anche per me alle volte è stato bene, si, ma forse
non doveva andare altrettanto.
Nessun battito.
Ho tolto i nastrini verdini di decorazione.
Ho tolto una tenda.
Sto cercando un barocco
più leggero, non so se è
gravissimo, o purificante.
In entrambi i casi, significa togliere una parte di me e forse,
non mi dispiace.Meno ricordi.
Ma a cosa serve poi, il corpo sembra essere programmato per
autoconservarsi.
Così, nonostante il dolore che con cui tu possa colpirlo, lui
troverà un modo per ricordarti
che è vivo,
che sei vivo.
Potrebbe significare solo dimenticare,
altro dettaglio su cui non riesco a trovare tregua.
Mi vedo come un fantasma, senza più battiti, ecco mi sento
senza nessun
battito.
In un mondo non troppo distante le cose esistono,
scorrono succedono si incontrano e ogni tanto anche
bene. Anche bello.
Ma è un mondo in cui io non riesco a entrare.
Qualche volta lo osservo, e mi commuove penso
che quello era bene, e che doveva essere così.
Anche per me alle volte è stato bene, si, ma forse
non doveva andare altrettanto.
Nessun battito.
lunedì 5 gennaio 2015
sabato 3 gennaio 2015
accidenti, dovevo saperlo, dovevo!
Non è mai qualcosa che si dice.
Non voglio guardarne
la misera conferma, così ovvia, io
non la voglio guardare, non voglio ma
c'era già qualcosa.
Qualcosa che non sapevo, qualcosa che non mi è stato detto.
Non è mai qualcosa che dico, sarebbe quasi
mortale, ma sempre qualcosa che invece
sembro io stessa trasformare come
qualcosa di importante.
Che non riguarda me, certo.
Come se dopo aver parlato con me qualcuno
si ricordasse del proprio passato e decidesse
qualcosa di bello.
Non includendo me, ma solo, forse, ringraziandomi.
Ogni volta mi ritrovo a incolparmi
della meschinità altrui.
Ogni volta ci credo, lasciandomi eternamente cullare
nel mio maledetto splendido ruolo di leprotto.
Vedi, tra l'odio e la dimenticanza adesso
decido per entrambi, ti odio e
dimenticami quando vuoi, come queste
stupide parole che
vorrei poterti lanciare contro colpendoti fino a farti male.
Non è mai qualcosa che si dice.
Non voglio guardarne
la misera conferma, così ovvia, io
non la voglio guardare, non voglio ma
c'era già qualcosa.
Qualcosa che non sapevo, qualcosa che non mi è stato detto.
Non è mai qualcosa che dico, sarebbe quasi
mortale, ma sempre qualcosa che invece
sembro io stessa trasformare come
qualcosa di importante.
Che non riguarda me, certo.
Come se dopo aver parlato con me qualcuno
si ricordasse del proprio passato e decidesse
qualcosa di bello.
Non includendo me, ma solo, forse, ringraziandomi.
Ogni volta mi ritrovo a incolparmi
della meschinità altrui.
Ogni volta ci credo, lasciandomi eternamente cullare
nel mio maledetto splendido ruolo di leprotto.
Vedi, tra l'odio e la dimenticanza adesso
decido per entrambi, ti odio e
dimenticami quando vuoi, come queste
stupide parole che
vorrei poterti lanciare contro colpendoti fino a farti male.
venerdì 2 gennaio 2015
l'infelicità non è una condizione.
Arriva solo a tratti, fortissima, e solo, ci cado dentro.
Arriva adesso, la notte, mentre ti guardo
appallottolata accanto a me, con il musino dolce, mia
gattina, arriva
anche quando ti fidi di me, quando ritiri le unghie
e riposi sulla mia mano.
Arriva perché è un carico immenso e atroce di emozioni sospese
che si sciolgono, insieme, in un dettaglio.
Piango quando ti vedo così dolce con me, e piango
quando mi calpesti il cuore.
L'infelicità è un doppio dolore perché nasce dal bene, e dal male.
E si lega graziosamente mano per mano solo
col dispiacere.
Tu cara amica, che me ne parlasti, sappi che sempre
sarai nel mio cuore, e che molte mie lacrime
avranno trovato spiegazione.
Non risoluzione, ma spiegazione.
Sappiamo che non esiste cura.
Sappiamo che bisognerebbe agire assolutamente in opposto
a come agisco io.
Ma tu mi conosci.
Pensavo fosse questa la mia possibilità.
Logorarsi nel primo giorno di un nuovo anno significa forse
liberarsi di ciò che è rimasto intrappolato nel vecchio?
Non lo so, ma mi mancate.
Nella vostra purezza, mi costruivate una bella strada sempre
fatta apposta per me.
Non lo so, ma mi mancate.
Io ero la vostra confidente io
sapevo tutto, e un giorno
mi avete messa in un angolino senza importanza.
L'infelicità non è una condizione, non è fissa, e può andarsene
come quel mio vento preferito.
Solo che non lo fa, perché osservo troppo.
Il mondo ha le dimensioni di una camera e io
ho paura, a uscirne.
Arriva solo a tratti, fortissima, e solo, ci cado dentro.
Arriva adesso, la notte, mentre ti guardo
appallottolata accanto a me, con il musino dolce, mia
gattina, arriva
anche quando ti fidi di me, quando ritiri le unghie
e riposi sulla mia mano.
Arriva perché è un carico immenso e atroce di emozioni sospese
che si sciolgono, insieme, in un dettaglio.
Piango quando ti vedo così dolce con me, e piango
quando mi calpesti il cuore.
L'infelicità è un doppio dolore perché nasce dal bene, e dal male.
E si lega graziosamente mano per mano solo
col dispiacere.
Tu cara amica, che me ne parlasti, sappi che sempre
sarai nel mio cuore, e che molte mie lacrime
avranno trovato spiegazione.
Non risoluzione, ma spiegazione.
Sappiamo che non esiste cura.
Sappiamo che bisognerebbe agire assolutamente in opposto
a come agisco io.
Ma tu mi conosci.
Pensavo fosse questa la mia possibilità.
Logorarsi nel primo giorno di un nuovo anno significa forse
liberarsi di ciò che è rimasto intrappolato nel vecchio?
Non lo so, ma mi mancate.
Nella vostra purezza, mi costruivate una bella strada sempre
fatta apposta per me.
Non lo so, ma mi mancate.
Io ero la vostra confidente io
sapevo tutto, e un giorno
mi avete messa in un angolino senza importanza.
L'infelicità non è una condizione, non è fissa, e può andarsene
come quel mio vento preferito.
Solo che non lo fa, perché osservo troppo.
Il mondo ha le dimensioni di una camera e io
ho paura, a uscirne.
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