domenica 2 giugno 2019

Ti ho donato una storia, confezionata in una carta rosa liscia tra le dita.
Brillava un po'.
Tu osservavi avido, annuivi.
Hai nascosto il mio regalo in tasca guardandoti attorno colpevole, e hai detto di fretta, allungando un passo gigante, Grazie, non mi ricordo più come ti chiami.
Era sera nel cemento che assisteva alla rabbia, accanto a quel palazzo scuro che una volta, tanto tempo prima, mi aveva stretto la mano coraggioso.
Non lo sapevi, e che rumore, il tuo cadere dal piedistallo, ho perso qualche battito nello spavento.
I tuoi occhi confessavano quello sdegno schifato, Non ti ho mai detto di mettermi quassù.
Ti eri fatto male.
Ma quando ti ho visto davvero era tardi, rivelato spoglio malvagio della banalità di tutti.
Anche se scappi, ti vedo, e ti confesso che è orrendo.
Avrei preferito abbandonare il regalo su una piccola sedia, e non guardare, così.

giovedì 30 maggio 2019

Cara Coniglina,

Sono scappato. 
Sono stato arrogante, e non ti ho rivolto parola gentile, non un piccolo aiuto, non un cenno a quel consiglio che i tuoi occhioni mi imploravano. 
Sono stato crudele. 
Mi sono nascosto, e ho finto di non essere a un passo da te. Poi non ho più nemmeno finto, mi sono allontanato tra le persone senza mai mai mai voltarmi. 
Lo sapevo che eri lì. 
Ma sai a me di parlare con te non importa niente, e mi dai anche fastidio. 
Forse potevi non presentarti, così non avrei avuto l'obbligo di doverti evitare. 
Di tutta questa mia miseria, mi scuso. 
Mi scuso perché mi hai beccato. 

Con non affetto, saluti. 

Queste sarebbero le scuse che dovresti farmi, proprio così perché proprio così sei tu, belle e orrende parole che alle pagine hanno donato confessione.


venerdì 17 maggio 2019

Possibile che tu non riesca a scegliere parole che non siano banali?
Le tue pagine comunque sono te: sgomitate, sorrisi obbligati, e tanta, tantissima, a temporale quasi, falsità.
Quando la vuoi far pensare, la gente pensa.
Ma tu la costringi in corridoi di storielle senza valore, è questo davvero che ti fa felice, o sei complice di un mondo che non vuoi cambiare?
Io per cambiare ho una stanza e più di idee, sono così ovunque, e tu dici che non vende.
Che sì, tu vuoi vendere, non creare.
Avevi ragione quando ti definivi solo un povero calcolatore.
Non hai nessuna fantasia. E cosa salverebbe questa recita orrenda?
Quella bellezza che triste per te, non vedrai mai.

lunedì 29 aprile 2019

Un lungo addio,
dolce amore infantile mai sfiorato come

ti posso paragonare a solo
ferite male sangue tu

sei parole cullate in un amorevole sole ma

l'estate scompare nel buio e ricorda dolore, dimmi allora, avresti mai voluto
questo?

Un fiore di cui ti vergognavi, bevevi un sorso acido e sempre

morivi senza respiro, inutile,

il petalo di ogni rosa era perfetto e tu

ne restavi prigioniero, ignorato e deriso.
Sei diventato spina velenosa.

Un lungo addio così lungo che il tempo

non trova fine e adesso dormi, dimentica,

non vali la sofferenza di nessun cadere.

lunedì 4 marzo 2019

Non dorme il dispiacere nel cielo infuriato
di un compleanno.

Muore il ricordo nella disperazione di un addio, sangue pulsazioni sospiri,
addio.
Grazie, per ogni sogno regalato.





giovedì 31 gennaio 2019

Sai ti ho pensata. Mi domandavo chissà se questa ragazza sa come uscirne. 

Usavi queste parole per descrivermi, una sera tardi in un palazzo dal cortile nascosto.

Non ho mai avuto dubbi su di me.
Ne ho ancora tanti, troppi, su di te.

Uscirne alle volte è tristissimo, è un abbandono, e mi domando se tu sia mai entrato, se tu sia mai stato in quel mondo meraviglioso.
O se lo narri solo da fuori.

Io mi tuffo di testa, tu scappi senza salutare.
Ti diverti davvero?

sabato 15 dicembre 2018

Perché pensavi non fosse colpa del freddo: nascondere non è mentire.
La tua giustificazione, urlata striminzita ormai fuori da ogni misura.
Sapevi che nascondere, per me, è reato.
Così hai nascosto, e hai mentito. Tu.

...tutto quello che fai anche
la banale delicatezza di quel sospiro, tutto quello che fai tu
lo fai per farti notare. Tutto.
Sei una costruzione, e ne accusi l'eccesso: forte, ma senza sentimento.
Avresti potuto pensare che ti guardassero
per quei tuoi occhi così chiari avresti
dovuto aspettare che si accorgessero
che la tua bocca sembra sorridere
quando ti tocchi le mani.

Orrendo è sapere a cosa hai rinunciato
per ottenere appena un misero sguardo
che presto toccherà un altro volto e a te
fiero e arrabbiato, cosa

sarà rimasto.