domenica 31 maggio 2015



Il buio, la notte,
ogni ora
si confonde tra noia coccole rincorse.

Mi sembra essere sera.

Dici sempre che non c'è fretta, dici sempre così e io
e io ti odio, quando lo dici perché
è una scusa, ovviamente certo
che c'è fretta e che
non è questione di fretta, ma questione di prendere tempo.
Cioè, con la scusa della fretta, che non c'è, riesci perfetto nel tuo capolavoro di
non esistere mai, perché tanto
non c'è fretta.
Tu non esisti.

Sei ancora, vigliacco, preda di questa orrenda sindrome
che dopo la prima bugia ti costringe
a dirne altre peggiori e poi ancora più e
sempre peggio, rotolando infelice in un una sorta di
patetica commiserazione sai, credi anche sia meglio, finire così, piuttosto che
rispondere
agire
dire la verità.

Che pena, usi me con la scusa della mia agitazione: si, sono nervosa,
cosa
potrei essere ?
Io vivo di cuore e vivo adesso, non domani non tra una settimana non
quando non ci sarà fretta, e
ogni volta che lo ripeti, questa orrenda cosa della non fretta

io vorrei invece ricordarti che ogni giorno che passa ti avvicina solo
alla morte, probabilmente, e che ogni rimandare significa
sprecare.

Accidenti vero, come ti fanno paura tutti questi miei
sentimenti in piazza.

Fanno paura anche a me.
No, questo non è vero, ovviamente.

Che i senza fretta restino nelle loro perfette
ignoranze io
rincorrerò solo
le mie amiche lepri, adesso, quasi estate, nei campi verdastri
dal cielo coperto,

scappa, soprattutto io
non accadrà mai più, che cercherò di capire.

lunedì 25 maggio 2015


abbasso adesso
la luce, così che i tuoi occhi preziosi possano
non soffrirne,

ci penso spesso, a questa cosa di
ieri adesso domani, io
mi chiedo se

mi chiedo se non arriverà altro, se
c'è già stato tutto.
Se questo tutto era il tutto che
mi spettava io
ho sempre creduto di avere avuto troppo amore,
di averne avuto tantissimo certo
sotto forme alle volte
terribili, ma a me è sempre comunque sembrato
amore.
Amare troppo comunque, è sempre amore.

Se di tutto questo da ora
non mi spettasse più nulla io
potrei sorridere, pensando
al passato e non potrei nemmeno
lamentarmi di niente.

Triste.

Qualcuno mi disse che leggendo queste righe
mettevo così tanto in piazza i miei sentimenti, da fare paura.

E io, che questo non temo, potrei invece
spaventare?
Non è di questo che ho paura, chiaro.

Ma poi ho pensato ancora.
Con te, io sono stata bene così bene
che avrei potuto anche dividerti con qualche riga,
bene di ridere, di abbracci, di noi.
Quel bene di batticuore.

Tante cose, hanno smesso di essere una ossessione la verità ecco
non mi interessa più.
Forse perchè ho capito.
Ma tante cose hanno levato il cappotto del loro valore e
spoglie, anche se in abiti eleganti, non
mi regalano quello stesso fascino.
Progressi. Possono essere progressi.

Ma non esiste posto che sia mio e
non esiste posto dove non mi ritrovi io
potrei essere ovunque forse solo
costantemente lontana,

maledirei l'amore che ho per te perché fa così male,
oppure forse non esisti più, hai chiuso solo la porta
un'ultima volta.

Credo di avere capito, certo, ma non servirà.

Abbassare la luce.

Ho domandato pace, ma intendevo di note e
poi mi sono ricordata che tu non avresti capito e che
questo straziante allontanarsi non fa male, ti lacera
pelle vene e carne, ti lascia un cuore gonfio, debole e

tu avresti dovuto avere quella certezza.
Io l'avevo.

mercoledì 20 maggio 2015

La rabbia non si scioglie in acqua.

Ho un cestino di delusioni accanto a me
grazioso, un piccolo fiocco.
Raccoglie tutte le paure e
il loro sconfortante infrangersi
contro la realtà.
Reazioni di fuga di ignoro di
dimenticanza, può
il genere umano essersi così poco evoluto
in materia di relazioni?

Mi avete dimenticata,
nemmeno nella mia giacca di strane righe
avete dubitato.
Mi avete ignorata, nella giacca di strane righe e
nemmeno per un istante avete anche solo immaginato

Che io possa davvero essere brava.
Non hai nemmeno letto quelle righe.

Causa del mio male, approcci aggressivi.
Causa del vostro

Nulla. Nulla. Nulla.

martedì 19 maggio 2015

grazie Torino

Ci sono momenti bellissimi che non vengono quasi notati.

Sfuggono perché incompresi fino al loro terminare,
verso sera, tra le ancora tante luci, e una molta
ammirazione di stupore.

Ecco, vorrei ringraziare.
Vorrei ringraziare
chi è stato con me in quei giorni chi mi ha fatto coraggio
chi mi ha domandato qualcosa.
Proprio in pochi.
Io ero in un momento bellissimo sola,
senza nessuno che avesse capito,
perché alle volte va anche così che
non sapendoti spiegare, finisci per non farti capire.
E soprattutto, grazie Torino.

Invece poi vorrei ringraziare tutti coloro che lo sapevano e
con cui ne ho parlato.
Proprio molti.
Nessuno, tra questi molti, ha telefonato, scritto, nemmeno domandato.

Un'altra cosa così, perché tanto ci penso sempre io e
io bravissima che tanto risolvo sempre tutto.

A queste ultime persone, i molti, vorrei non dovere dire quanto poco
rispetto ho, per loro.
Ma il dispiacere, questa volta, supera l'eleganza:

eri con me la sera del nodo alla gola eri
con me e hai sentito tutto.
Non una volta che tu possa dimostrarmi qualcosa
che non sia paura.
Mai una volta che tu possa decidere di lasciarmi, ma di sostenermi.
Mai che tu faccia il tifo per me.




giovedì 14 maggio 2015

Siamo vicini.
E non serve a niente solo purtroppo
mi accorgo, di questo essere vicini.
Non mi piace più.
Un treno partirà.

E io non sono pronta io
tutto così insieme io

travolgente, travolta.
Stordita.
Che giorno è oggi domani e
dopo, non ricordo ore non ricordo
date mesi ci sono solo
volti sfuocati che mi disturbano.
Volti che non vogliono me ma
disastrosi esseri che si nutrono di me,
di questo mio parlare, di questo mio narrare.

Questo obbligo improvviso
così rassegnato, e inaccettabile,
mi ha fatto male.
Ancora.
Non nego di avere anche un sorriso
nonostante l'aggressività.
Non nego di pensarvi un po' bene,
mi avete spaventata, e mi avete raccontato
cose così graziose da assomigliare a favole.

Ma non sono pronta.
Sono invece forse creata
per un luogo di solitudine
dove esistono solo parole?

C'è una fastidiosa mancanza, proprio accanto
a quell'essere vicini si siamo vicini ma
mancanti, e questo mancare
non lo so definire, non so
trovare un nome adatto azzarderei un
paura.

Soffia il vento verso un temporale,
attendo la luna, una grazia o
nulla, perché l'aspettare
ha smesso cattivo di farmi compagnia.

Temporale, carta sottile di profumo antico.

martedì 5 maggio 2015

...perdonatemi adesso, se sembrerò cupa.
Negli ultimi giorni ho visto cose bellissime e ho sentito cose tristissime.
Andiamo sul banale, facile, prima che mi si incolpi anche
del mio essere troppo criptica.


Non posso credere che esista un amore così.
E non perché creda nel bello bene brutto,
ma perché è ingiusto.
Forse è vero, che il mondo va così, ma io continuo a sperare
che possa andare anche
da un'altra parte.
Verso una dimensione di parola, di comunicazione o almeno
verso quel piccolo piccolo accenno di
rispetto.


L'amore deve andare in un certo modo.
Perché non mi rassegno sulla sua tranquilla contaminazione
senza nessuna morale.
Io vivo in un romanzo, lo so.
Ma nemmeno nei romanzi, è perfetto quindi
non mi sento paladina di grandi dichiarazioni, che
per intenderci, forse,  non verranno più urlate, ma
mi sento paladina continuo a sentirmi paladina
di una striscia leggera di purezza.
Sarebbe facile, e non lo è mai.
Anni di incontri sbagliati parole sbagliate comportamenti
sbagliati, producono traumi che riscontro insopportabili.
E a guardare tutto questo, mi sento fortunata.


Il palazzo era vecchio e di cortili adornato, verde e bianco come fiori e marmo,
e sola, tra sale e rimbalzi di suoni lontani, appariva una meraviglia che non incrociavo da tempo.


......perdonatemi adesso, se sembrerò cupa,
ogni addio per me resta intenso come un lutto,
addio è una fine, sempre.


Ma bisogna aspettare. Cosa?
Date giorni orari e scadenze: lo dico sempre, subito, io
odio aspettare.
Aspettare mi ricorda uno sfiorire lenta nella dimenticanza.
Ho paura, di rimettermi in gioco.
Ho paura da piangere, e tremo, ma lo devo fare.
Perché crescere significa questo.
E anche avere carattere, deve significare questo.
Se tu prendessi sul serio le mie vere parole, mi daresti ragione.


baci baci, forse piove, buio fa.

domenica 3 maggio 2015

ecco, c'era la luna ma
non si vedeva,
un parco immenso, e scalinate di fatica che ricordo con dolore, e immensa gioia.
E zanzare, si, anche.
Ma bello.


Non c'era luna no, ma qualcosa di così simile e affascinante che
ho desiderato io stessa essere
luna, pallida, di espressioni, dolce e cattiva.


Ho collezionato musei e critiche, e non mi è piaciuto.
Ennesima volta in cui il mio valore viene sprecato causa


causa
causa


non lo so.
So che l'erba era umida e le luci il passato, ancora, ed è
stato bellissimo, ma
non mi piace, come mi tratti, e contro ogni impulso che cerco di frenare
tu, nemmeno tu
riesci a capirmi.
Quello che scrivo è indivisibile da me.
Solo che a voi sembra piacere più leggermi, che
vedermi.
Perché tra le righe, forse, sono gestibile.
Di persona, forse, no.
Torniamo al concetto di amore lontano, non ottenuto, sciupato.
Un bel luogo solo
per compiangersi.
Non mi avete capita, e ne sono delusa.


Non eravate in quel parco, a guardare quella strana luna
che luna non era proprio
come me.
E le note sono dolci, nel rumore, perché sono ancora
ricordi,
ricordi che non ti interessano,
forse avevi ragione, noi
non c'entriamo niente,
io non posso farmi carico ogni volta
di essere l'eterno giullare con l'obbligo di
divertire e fare ridere tutto io
non voglio essere sempre l'animatrice della festa e io vorrei
sedermi e ascoltare.
Ma diventerei cupa, e anche questo, non lo gradiresti.


Non esiste solitudine tra disegni e incubi,
solo domande che non avranno risposta, tra troppi drammi, troppe stranezze che adesso
cominciano a stancare anche me, io
il giullare.
Cosa succede se si stanca anche
il giullare?


Non mi hai raggiunta nel campo, e nemmeno al museo,
latitante desiderio di
nulla,
resta nel tuo oblio io
non ho più potere.