lunedì 18 novembre 2013

domenica 17 novembre 2013

qualche anno,

..
Quel Capodanno, quando abbiamo festeggiato Lutetia,

eravamo solo noi quattro, e un solo mobile, la casa era vuota,
i bicchieri, plastica, io
guardavo il soffitto sognando nuove speranze e uno spazio solo finalmente
per
me.

Sognavo mi fosse dovuto, e forse il peccato trovò nido
in questo inutile sogno.

Poi, c'è stato un vino rosa, e la convinzione
che non sarebbe durato nulla

non mi sfiorava nemmeno.

Ci sono stati anche tanti baci.

Ora, nemmeno per cortesia, ricevo risposte.
Nemmeno per cortesia a favori altrui, impeccabile come

quando inizia un allontanamento, puntuale raggiunge, sempre

il nulla, proprio come

Lutetia, dopo i bicchieri di plastica e noi seduti sul pavimento
è successo che

sono arrivati i mobili, poi

i sentimenti.
E di nuovo, frattura.
Sento il dolore in ogni  parte del corpo, come se davvero fosse stato un ossicino

a lasciarmi, e non
voi,

una città dalla quale, oggi

ambisco a scappare.

Avevo un vestito bianco,
guardavo i soffitti di Lutetia e pensavo a quante cose carine
sarebbero successe in una stanza
così carina, ma la sciagura

di una casa che non conosci, resta impressa indelebile
nella sua storia, a quanto sembra, ora,

non fortunata.

Forse allora eravate ancora dalla mia parte.
Lo ammetto, e non lo negherò mai, che pretendo troppo.
Lo ammetto, e non lo negherò mai, che
non riuscirete mai a fare abbastanza.

Ma voi non avete visto Lutetia vuota, e tutto quel margine di favola
su cui imbastire sogni di coraggio.

Non c'è più nulla, adesso, una stanza bellissima, da solo, guardare.
Ho amato L. come primo vero sogno e con coraggio, sfrontata, di un valore
che non avrei mai saputo attribuire, senza lei.
Ma adesso mi spaventa.

Avrei voluto mi chiamassi, senza impegno.
Avrei voluto ammettessi come nonostante tutto io

sia tua amica.

Ricordati di me.
xxx


martedì 12 novembre 2013

incrinato,

tra una tecnologia balorda e una solitudine musicata da perenni lavoro in corso,
in un solo giorno ho avuto discussioni con cinque persone diverse, direi quasi

un capolavoro
di disperazione.

Essere miei amici comporta essere sinceri, quei bei giochetti che tanto
si amavano a 14 anni, fine.

Sogno lealtà, e mi scontro con un reale ancora insopportabile per le mie
forse fragili, strutture interne, d'altra parte si sa, il mio scheletro è teso quindi tutto

torna al capo, e si lega, rigido come le vertebre che strizzo puntuali, senza cura, e
rendendomene conto, ne sono desolata.
Povere giunture.

Come si fa a resistere a
quell'odioso impulso furente di una
risposta.
Anche una qualsiasi.
L'ignoro sarebbe anche un'arte così splendida,
se si potesse imparare.

Mi dicono che è impossibile,
che ci si comporta così, e d'accordo allora

cosa posso pretendere?
Sicuramente nessuna fiducia.
So che non leggerai queste righe, e sinceramente, non mi importa.

La verità è che i codardi mi disturbano come
quei maledetti perenni lavori in corso, e producono anche
lo stesso assordante rumore, che ti buca l'udito, o l'anima.

Ragazzini si baciano davanti ai portoni e ci si meraviglia
di vie ancora ancora sconosciute.
Bello, dolce.

Osservare, ogni tanto,

per te, sono solo
addolorata, quello che è successo, posso capirlo, ma accettarlo,
non lo so.
Mi manca quel mare che giudica senza farsi mai sentire.



domenica 3 novembre 2013

bellissima amica,

...sono preoccupata per te, perché
essere forti, è difficilissimo.
Essere mia amica, anche di più.

Sono preoccupata per te e ti voglio  bene, e se penso a come non ci siamo mai
nemmeno incrociate, è
carino, stupendo, mi piace anche solo l'idea che

non era il tempo, quello, perché io avevo altro, ahimè, e non sarebbe venuto così
perfetto, ecco,

che sia uno smalto glitter o Bulgakov, a fare di noi,

noi.

Tutto quello che invece resta nel mezzo, mi spaventa e basta.
Sabato sera, estraneo pensavi trottassi a casa tua sotto chissà quale
influenza, si direbbe
assurdo, forse solo amici
schiavi di questa forma di possesso, tremendo.
Non c'è un soggetto, e quasi forse

nemmeno un verbo ma

io della grammatica mi sono sempre schifata, e questo è il prezzo,
forse ti senti chiamato in causa, forse no, non
preoccuparti: è colpa mia, del mio scrivere così.

Cosa che so comunque

tu non comprendi.

Via Fiori Oscuri, era così vicina a me, questa sera,
...