domenica 2 giugno 2019

Ti ho donato una storia, confezionata in una carta rosa liscia tra le dita.
Brillava un po'.
Tu osservavi avido, annuivi.
Hai nascosto il mio regalo in tasca guardandoti attorno colpevole, e hai detto di fretta, allungando un passo gigante, Grazie, non mi ricordo più come ti chiami.
Era sera nel cemento che assisteva alla rabbia, accanto a quel palazzo scuro che una volta, tanto tempo prima, mi aveva stretto la mano coraggioso.
Non lo sapevi, e che rumore, il tuo cadere dal piedistallo, ho perso qualche battito nello spavento.
I tuoi occhi confessavano quello sdegno schifato, Non ti ho mai detto di mettermi quassù.
Ti eri fatto male.
Ma quando ti ho visto davvero era tardi, rivelato spoglio malvagio della banalità di tutti.
Anche se scappi, ti vedo, e ti confesso che è orrendo.
Avrei preferito abbandonare il regalo su una piccola sedia, e non guardare, così.

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