lunedì 26 giugno 2017

Chiudi la porta ma
non spegnere la luce.
Una crepa uno spiraglio
potrebbero essere il tuo conforto,

E ricordi come ferite
splendide, forse addio forse

Solo di parole,
non tornare

Senza una piccola rosa.

lunedì 29 maggio 2017

Io insonnia, tu
dormi tranquillo.

Mi piacerebbe sapere se sogni.
Mi piacerebbe sapere se ricordi le prime parole di un libro.

Ma tu dici: troppo.
Troppo per questo,
fuori da quello, e niente
di là, nemmeno a guardarci attenta, a
metterci la mano io

ero sicura di trovare qualcosa.
Lo so, che non mi capisci ma
se non mi ascolti, non mi senti.
Peggio, senti solo quello che ti spaventa.
Della favola tu immagini solo il lupo e mai,
la danza.

Torna a dormire tranquillo, hai ragione,
tutto questo è troppo
difficile per te.
La paura nascosta, dannosa
come un veleno segreto.

martedì 4 aprile 2017

Mi sono accorta di te come di questo
primo sole, in un collo dolorante,
sembravi piccolo, sembravi
in felpa, al liceo.
Non mi sveglierai da questo incubo e
non mi lascerai dormire questo bel sogno.

sabato 4 febbraio 2017

Una lampadina si accende da sola,
adesso. Piccola.

Sento il tuo respiro dalla poltrona,
lo sento rendermi serena, dormi così
dolce,
come se sognassi solo meraviglia.
E qualche istante ti muove appena in
minuscoli versetti ma tu
sembri ancora sorridere, ricordati

dell'estate.

domenica 8 gennaio 2017


non vuoi davvero, sapere
come sto. Non è un segreto, ma noi facciamo finta, così,

dietro l'amore, quella nebbia chiara e
voci cattive, frammenti di vetro,
dietro tutto questo sai
c'è la città.

L'amore per noi è perdersi, disturbare,
l'amore per noi sono urla, e sempre
ferire, ferirsi,
un continuo sanguinare che ti invita, ma
tu sei attratto solo dal male,

dietro questo amore, o forse chissà
per addolcire, questo amore
questo amore sporco, cattivo, dietro intorno insomma c'è

una bellissima città.
Una città che non si sa mostrare, come me.
Una città che si nasconde, per paura, per sconforto.
Come me.
Io l'avevo dimenticata, l'avevo abbandonata,
lei mi aveva deluso, tu, mi avevi deluso.
Sanguinavo su quel grigio di un asfalto consumato,
sola, e tu hai voltato le spalle, sempre.

Oggi nel parco sono sbocciati ricordi,
e poi le anatre i colori e quel castello, freddo e
palazzi, i miei palazzi, la mia storia, era qui, mi aspettava
in un perdono di una giornata di sole,
e in ogni ricordo, c'eravamo noi.
Quando ti penso è come se mi bucassero il cuore come
se sentissi improsvvisamente un buco nel cuore e
da quel buco, tutto, tutto, esce
fuori, scivola cade si rompe si vanifica.

Tu non capisci nessuna mia parola e non
il senso, di tutto questo scrivere, ma vedi non so, nemmeno
un giro di giostra, potresti capire, perchè
di queste cose, le parole i colori le luci e la bellezza solo
di piroettare, tu non ne hai l'anima.
Non mi importa del tuo successo, non
esiste cuore, nervo muscolo non esiste
cartilagine e nemmeno
una musica, un' ombra, un albero di fine estate.
Esisti solo in un completo nero che ti tiene in piedi,
manichino, servitore di plastica, straccio.


lunedì 5 dicembre 2016

Buonasera anime mie,

Vorrei dirvi tante cose ma
fa freddo, io sono indignata e
non me ne dispiace, so,
che non devo reagire così.
Vorrei pregare chi
vanta torti disgustosi come amaro, che
le persone cercano, e vanno cercate.

Ma ascolto ancora menzogne.
Finché mentite, addossando ad altri
le colpe delle vostre mancanze, nessun
amore, meriterete.
Basta, per favore, traumi e consigli,
io non accetto più le vostre responsabilità
sfogate su di me.
E il mio essere aggressiva per voi è una scusa,
una via di uscita facile, ma

vedi, io non ti ho invitato ad accomodarti.
Sei libero di fare ciò che vuoi solo
regalati almeno sincerità con te stesso e
questo perché potrebbe renderti migliore.

Addio belle parole, non ti troverò
mai più ma sai?
Mi hai fatto un grande favore:
il privilegio di essere libera da
tutta la tua triste cattiveria.
Io perdono chiedo scusa faccio
il primo il secondo e anche il terzo passo,
una cortesia, però,

prova dispiacere, per i tuoi errori.
Almeno sarai vivo.



domenica 6 novembre 2016

Ciao, ti stavo forse
aspettando,
accomodati, qui
in questo cortile che assomiglia quasi
a un mare di nebbia e bianco, bello.
Ascoltami, silenzioso spettatore,
un piccolo tavolo, e un solo un bicchiere alto
per una rosa fredda, ascoltami.

Dieci anni fa, stavi dicendo?
Mi ricordo, eri bellissima,
avevi capelli lunghi, gambe sottili, e uno stile
così irriverente e invece
sembravi così timida.
Eri nel momento giusto, al posto giusto,
in una girandola di fine d'epoca tu
l'hai accolta cullandola, amandola
in ogni sua forma, disperata, dolce, cattiva tu
avevi un cuore adatto a ogni emozione,
e ti nutrivi così, divertita, viva,

sono sicura di quanto amore tu abbia ricevuto,
e di quanto tu ne abbia, sorridendo,
regalato, donato come mazzetti di fiori
in primavera, appena profumati, eri
così combattiva.

Poi hai cominciato a fare qualcosa
che ti piaceva, e hai visto le tue creature
su carta, finalmente tue, finalmente
qualcosa di te, finalmente
qualcuno che poteva capirti,
apprezzarti, e tutto poteva quasi
diventare vero se

!bum!

Caro spettatore
intorno a questo tavolino, il solo fiore freddo e tutto, finito.
Ha fatto un gran rumore, ma credo che pochi
lo abbiano davvero udito.

Finito.
Fa freddo, e nulla consola, però
vorrei che per un momento
pensassi a quello che è stato, a quel glorioso,
e vorrei vederti sorridere, vorrei dirti
che siamo stati bravi,
che ogni immagine che ho di te
è bellissima, e priva da ogni sporco,
noi due, le tue espressioni,
le mie carezze svogliate.
Ho imparato ad amarti troppo tardi.

Resta ancora un attimo qui seduto,
scaldami le mani e poi, addio, senza
odio, senza soffrire, con
quella gola straziata
che forse non conosci,
resta ancora un attimo
Caro spettatore,

guarda, stanno spegnendo le luci, e
nemmeno il fiore, è rimasto.